LEGENDA DE ORIGINE
IL PRIMATO DI DIO E IL SERVIZIO AL MONDO”
a cura di fr. Piergiorgio Di Domenico OSM
La riflessione sulla Legenda si sviluppa secondo questi otto punti:
1. Primato di Dio.
Parola per la lectio: «La nostra patria è nei cieli» (Fil 3, 20).
Legenda III, 20: contemplazione e profezia.
2. Obbedienza della fede.
Parola per la lectio: «Ti amo, Signore, mia forza» (Sal 18,2)
Legenda VIII, 39: la vera sapienza.
3. Nel mondo ma non del mondo
Parola per la lectio: «Va’ verso di te» (Gen 12, 1)
Legenda IX, 40; X, 42: l’ascesa interiore.
4. L’eco di Cristo
Parola per la lectio: «Siamo ovunque il buon odore di Cristo» (2 Cor 2, 14-15)
Legenda X, 43: la nostra vita parla di Lui.
5. La nuova città.
Parola per la lectio: «Il Regno dei cieli è come un mercante che va in cerca di perle preziose» (Mt 13,45)
Legenda: III,17; VIII, 37: l’arte dei Padri.
6. Comunione e condivisione
Parola per la lectio: «Beati coloro che piangono»
Legenda 12, 47: la fatica dell’amore.
7. Povertà
Parola per la lectio: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt11,29)
Legenda IV, 23: la comunione dei poveri.
8. Amicizia
Parola per la lectio: «Li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore» (Os 11, 4)
Legenda VI, 29: sigillo di perfezione.
Alle radici del nostro carisma
Studio teologico sulla Legenda de origine
(fr. Piergiorgio Di Domenico OSM)
1. Il primato di Dio e il servizio al mondo.
Legenda III, 20: contemplazione e profezia.
Prima di leggere il paragrafo 20, su cui si concentra la nostra lectio, può essere utile richiamare alla memoria alcune essenziali notizie sull’origine e la redazione della Legenda de origine.
2. Obbedienza della fede.
Legenda VIII, 39: la via dell’amore.
3. Nel mondo ma non del mondo
Legenda IX, 40; X, 42: l’ascesa interiore
4. L’eco di Cristo
Legenda X, 43: la nostra vita parla di Lui
5. La nuova città
Legenda: III, 17; VIII, 37: l’arte dei Padri
6. Comunione e condivisione
Legenda: XII, 47: la fatica dell’amore
7. Povertà
Legenda: IV, 23: la comunione dei poveri
8. Amicizia
Legenda: VI, 29: sigillo di perfezione
[1] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 191.
[2] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 215-216.
[3] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 216.
[4] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, II, p. 46, n. 75.
[5] Cfr F:A: DAL PINO, I Frati Servi di S. Maria dalle origini all’approvazione (1233 ca.-1304), I, Storiografia – Fonti – Storia, Louvain 1972, p. 287-288.
[6] Cfr F:A: DAL PINO, I Frati Servi di S. Maria dalle origini all’approvazione, p. 290.
[7] La nuova traduzione CEI (che entrerà in vigore fra un paio d’anni) porta “cittadinanza”, avvicinandosi così maggiormente al termine greco, polìteyma, che vuol dire la partecipazione alla vita della città, il modo di comportarsi come cittadino.
[8] Cfr anche 2 Tm 4, 6
[9] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 214.
[10] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 228: «Si recavano nell chiese e in luoghi raccolti e solitari, dove potersi dedicare più liberamente alla contemplazione».
[11] Cfr il primo contributo Primato di Dio, nel numero precedente del FIF.
[12] Cfr Legenda de origine, n. 31 (Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria,I, p. 229).
[13] Si può vedere, ad esempio, quello che dice s. Agostino nell’opera La dottrina cristiana 1, 22-41 (in Opere di sant’Agostino, VIII, Roma 1992, p. 32-55).
[14] Cfr Cfr Legenda de origine, n. 21 (Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria,I, p. 215-216).
[15] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p.212-214.
[16] Nelle citazioni scritturistiche la Legenda de origine segue in genere la recensione della Volgata fatta dall’università di Parigi. In epoca medievale si erano moltiplicate le copie della Volgata e le varianti fra di esse. L’università parigina tentò di ricostruire il testo originale, accompagnato dagli elenchi di tutte le correzioni apportate. Tale edizione si impose e sarà adottata in seguito da molte Bibbia a stampa, a cominciare dalla prima, la famosa Bibbia di Gutemberg del 1452-1455.
[17] I masoreti (= gli uomini della tradizione), che a cominciare dal II secolo d.C. fissarono e trasmisero il testo sacro in forma ufficiale e normativa per tutte le comunità ebraiche, hanno talora avvertito la necessità, per ragioni che a noi sfuggono, di apportarvi alcune correzioni. Poiché la parola scritta (ketib) non poteva subire modifiche, essi hanno contrassegnato con un cerchietto (º) il termine che intendevano cambiare, riscrivendolo in margine come doveva essere letto (qerê).
[18] D.M. MONTAGNA, Echi di esperienza monastica a Monte Senario nel Duecento, in “Studi Storici OSM” , 29 (1979) p. 239.
[19] Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 235.
[20] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 235-241.
[21] LO 40: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 236.
[22] LO 41: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 237-238.
[23] En. In Ps 83, 10, in SANT’AGOSTINO, Esposizioni sui salmi, II, Città Nuova, Roma 1970, p. 1195-1197 (Nuova Biblioteca Agostiniana, Opere di Sant’Agostino, vol. XXVI)
[24] Con il nome di haftarà si intende un passo tratto dai libri dei Profeti che si legge dopo quello del Pentateuco la mattina dei sabati e nei giorni di festa solenne. Cfr. Lc 4, 16 ss., dove abbiamo un esempio di lettura sinagogale di sabato. Alla lettura della torah segue la haftarà che in questo caso è Is 61.
[25] Cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 239-241.
[26] Miqra’ in ebraico, che vuol dire lettura, convocazione, celebrazione festiva.
[27] Apparso in Sole 24 Ore – Domenica, del 29.12.2002, p. 27
[28] U. VANNI, Corinzi (II lettera ai), “Nuovo Dizionario di Teologia Biblica”, Paoline, Cinisello Balsamo 1988, p. 304.
[29] Cfr un dizionario biblico, come ad esempio V. Fusco, Parabola/Parabole, “Nuovo Dizionario di Teologia Biblica”, a cura di P. Rossano, G. Ravasi, A. Girlanda, ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1988, p. 1081-1097.
[30] «Le stelle Pleiadi sono sette e appartengono alla costellazione del Toro, nel cui segno il sole entra il 15 aprile,. Esse perciò cominciano a sorgere solo nella stagione primaverile, quando il sole, con i suoi raggi più caldi, dischiude la terra e la dispone all’aratura, fa crescere le piante e le copre di fiori» (LO 22). Il brano scritturistico è Gb 38, 31 letto secondo il commento di Gregorio Magno (Moralia sive Expositio in Iob, l. XXIX, cap. XXXI), il quale precisa il numero sette delle Pleiadi – precisazione che il testo biblico non ha – e accosta anche alle sette stelle i sette doni dello Spirito Santo
[31] Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 191.
[32] Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 209-210.
[33] È interessante notare che a questa stessa convinzione giunge il giovane Francesco da Siena, quando comprende che il comando “evita gli uomini”, che egli aveva ascoltato in una predica del beato Ambrogio Sansedoni, domenicano senese, e che gli aveva suscitato il desiderio di una vita solitaria, non voleva dire la rottura di ogni relazione con le persone, ma il distacco dai vizi di questo mondo (Legenda del beato Francesco da Siena, 5 e 7: “Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria”, I, p. 339-341)
[34] Cfr F.A. DAL PINO, I frati Servi di S. Maria dalle origini all’approvazione (1233 ca.-1304): I. Storiografia – Fonti – Storia, Louvain 1972, p. 416-418.
[35] 6/5-8, Fonti francescane, editio minor, editrici francescane, Assisi 1986, p. 206.
[36] Legenda maior, cap. I, 1: “Fonti Francescane”, editio minor, p. 519.
[37] Legenda maior, cap. I, 4: “Fonti Francescane”, editio minor, p. 522.
[38] Preferisco tradurre alla lettera l’espressione che nella Bibbia CEI viene resa con “tutti essi godevano di grande simpatia”. Più che del successo o della simpatia della gente – valori del resto molto relativi -, è della grazia di Dio che si vuol parlare, cioè dell’amore di Dio che si fa visibile attraverso la vita fraterna.
[39] Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria; I, p. 246.
[40] S. Agostino, Opere esegetiche, “Opere di sant’Agostino”, X/2, Città Nuova, Roma 1997.
[41] «Ecco, temere Dio, questo è sapienza/e schivare il male, questo è intelligenza ».
[42] 12, 14, 22: “Opere di sant’Agostino”, IV, Città Nuova, Roma 1973, p. 492.
[43] cfr De Trinitate 12, 9, 14, “Opere di sant’Agostino”, IV, p. 483
[44] Agostino, De doctrina christiana 2, 7, 10, “Opere di sant’Agostino”, VIII, Città Nuova, Roma 1992, p. 69-71.
[45] Echi di esperienza monastica a Monte Senario nel Duecento, “Studi Storici OSM”, 29 (1979) p.249.
[46] In realtà, almeno per quanto riguarda sant’Alessio, la Legendariferisce una visione di Cristo e di angeli, che egli avrebbe avuto nell’ultimo giorno della sua vita, secondo una testimonianza raccolta «da fra Lapo da Firenze, nipote di fra Sostegno e presente al momento del suo transito» (n. 28).
[47] Cfr anche scheda 5, nota 2.
[48] Il 1233, come anno di nascita di Filippo e insieme dell’Ordine dei Servi, è già stato ricordato al paragrafo 11. Al paragrafo 10 si dice che l’Ordine nasce quando sono già morti Domenico – nel 1226 – e Francesco – nel 1221 – e mentre i loro frati cominciavano ad estirpare l’eresia. A sua volta il paragrafo 22 afferma che i padri oriri mundo corporaliter inceperunt, cioè nacqueroquando erano ancora vivi Domenico e Francesco, cioè prima del 1221, e mentre i loro Ordini già stavano sviluppandosi, quindi all’incirca dal 1215 in poi. Quindi, se i Sette sono nati tra il 1215 e il 1221, come hanno potuto fondare l’Ordine già nel 1233? Tanto più che alcuni di loro erano già sposati o vedovi (cfr paragrafo 16). Molto probabilmente il 1233 è l’anno di nascita di Filippo, ma non dell’Ordine, le cui origini vanno poste dopo il 1233 e prima del 1244, anno della venuta di fra Pietro da Verona a Firenze.
[49] Per la Legendafra Alessio muore a 110 anni (cfr n. 28) e questo per volontà della Vergine Maria. Infatti «piacque alla Nostra Signora lasciare in vita fra Alessio fino ai nostri tempi, perché sulla sua testimonianza noi avessimo una conoscenza sicura dell’origine del nostro Ordine e potessimo trasmetterne la memoria ai frati che nell’Ordine si avvicenderanno fino al giorno del giudizio» (n. 26: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 222). Di fatto, però, anche della testimonianza di fra Alessio è rimasto quello che è stato affidato alla memoria dell’autore della Legenda, dopo che il prezioso foglio, su cui erano stati annotati i ricordi del venerando frate, fu smarrito (cfr Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 223)
[50] Discorso 69, 2: Opere di sant’Agostino, XXX/1, Città Nuova, Roma 1982, p. 383. Il riferimento a questo discorso agostiniano sull’umiltà/povertà si trova anche nella conclusione della sezione arcaica della Legenda (paragrafo 49), che termina, come si ricorderà, con la discesa dei Sette «dal monte della mondana superbia … fino all’umiltà che è il fondamento delle virtù».
[51] Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p.218-219.
[52] Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p.109-144.
[53] Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 124.
[54] Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 220.
[55] Paragrafo 48: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 247.
[56] Nell’edizione latino-italiana de La «Legenda de origine Ordinis» dei Servi di Maria, a cura di E.M. Toniolo, Roma 1982, è suggerito il riferimento al libro dei Giudici 9, 8-9 (il celebre apologo di Ioatham). Gli alberi hanno bisogno di un re e si mettono in cammino per trovarne uno adatto. Offrono il regno prima di tutto all’ulivo, il quale però risponde sdegnosamente: «Rinuncerò al mio olio (latino: numquid possum deserere pinguedinem meam …?), grazie al quale si onorano dèi e uomini e andrò ad agitarmi sugli alberi?». Analoga risposta sprezzante da parte del fico e della vite. Così gli alberi troveranno solo il rovo disposto a fare da re, anche se del tutto incapace. Nell’edizione delle Fonti storico-spirituali, I, p. 247, il richiamo a Gdc fu lasciato cadere, perché allora sembrava non del tutto pertinente. Ma un’ulteriore riflessione ci porta a pensare che forse l’autore della Legenda intendeva stabilire un rapporto tra l’atteggiamento dell’ulivo, e delle altre due piante, e quello dei padri. In Gdc si vuole descrivere la situazione penosa di Israele per mancanza di guide autentiche o per il rifiuto da parte di chi era chiamato ad assumersi un compito e una responsabilità, ma non si sentiva di rinunciare alla propria posizione tranquilla. I padri, invece, lasciano la ricchezza della loro contemplazione e si mettono a servizio, imboccando una via che non era secondo i loro desideri, ma certamente conforme alla volontà di Dio.
[57] Cfr scheda 3
[58] La nota della Bibbia di Gerusalemme dice: «Questo capitolo è strettamente parallelo a 1-3. Dopo l’analogia dell’amore coniugale tradito, ecco quello dell’amore paterno misconosciuto». Osea però non applica mai a Dio l’appellativo di padre e le azioni descritte nel capitolo 11 sono chiaramente quelle di una madre. Qualche esegeta propone altre possibilità di traduzione che accentuerebbero il carattere materno di questo capitolo: “insegnare a camminare” potrebbe esere reso con “allattare” e le “guance” potrebbero indicare “petto”. Cfr Maria Teresa Wacker, Dio come madre?, “Concilium” 6/1989, p. 139-149.
[59] Mentre la Volgata traduce alla lettera in funiculis Adam, la versione greca legge “in mezzo alla rovina degli uomini, giocando sul duplice significato del termine ebraico che vuol dire “legame” e anche “angoscia”, “travaglio”., e inserendo quindi un’ulteriore riflessione: in qualsiasi situazione dolorosa Dio non è lontano dal suo popolo e continua ad amarlo con particolare predilezione.
[60] Letteralmente: perché le sue viscere si erano commosse sopra suo fratello.
[61] LO, 31: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 229. Sulle difficoltà di questa notizia e l’ubicazione della primitiva dimora dei frati Minori a Firenze, cfr. F. DAL PINO, I frati Servi di s. Maria dalle origini all’approvazione (1233ca.-1304), I, Louvain 1972, p. 31, nota 27; 70, nota 60; 314-315.
[62] LO, 30: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 227.
[63] LO, 29: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 226. Ricordiamo che tutto il capitolo VI è da ascriversi al primo redattore, pur con qualche ritocco dovuto al redattore finale. Cfr F. DAL PINO, I frati Servi di s. Maria dalle origini all’approvazione, I, p. 309.
[64] Ibidem
[65] LO 29: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 227.
[66] Già nel 384, tre anni prima di essere battezzato, Agostino progetta con alcuni amici una comunità dedita allo studio, alla meditazione e al lavoro. Cfr quanto scrive a questo proposito nelle Confessioni: «Avevamo già quasi concepito, oltre che auspicato, di vivere in trnquillità, lontani dalla folla, recando in comune, per rendere possibile questa vita, tutto quello che ognuno di noi possedeva e costituirne un patrimonio unico, di modo che in quella amicizia sincera non doveva più esserci il mio e il tuo, ma una proprietà unica, che risultava da tutti: era tutta di ognuno e tutta di tutti» (6, 14).
[67] LO 51: Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria, I, p. 250.
[68] Per i collegamento di conoscenza (notitia dice la LO) e amore, cfr i paragrafi 45 (la gente vuole conoscere la comunità di Monte Senario e questa conoscenza porta al desiderio di unirsi ad essa) e 48 (la conoscenza e l’amore di Dio).