NATALE E FESTIVITA’ 2017

ORARI DEL MESE DI DICEMBRE

GIORNO 24
Domenica:
Alle ore 23,00 Veglia di Natale
Segue la messa di mezzanotte

25 Dicembre
SOLENNITA’ DEL NATALE DEL  SIGNORE 

26 Dicembre
Festa di S: Stefano. L’orario delle messe è festivo

31 Dicembre
Dopo la messa delle ore 17 Canto del TE DEUM
e alle  ore  21,30 CANTO dell’inno  AKATHISTOS

Ogni venerdì
alle ore 18 Lectio divina

MOSTRA
Nella Sala-Mostra  verranno esposti presepi artigianali e  piccoli presepi di altre nazionalità
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La comunità dei frati ti  augura.
BUON NATALE  e BUON ANNO NUOVO

LETTERA da MONTE SENARIO
(dicembre 2017)

Notte Santa

Questo dobbiamo pensare, credo, per poter vivere anche noi il mistero della nascita di Cristo. In quella notte cercate di immergervi nella tenebra più fitta, ove risplende la luce divina, nel silenzio più assoluto, dove risuona la parola eterna che prende carne. In quella notte santa cerchiamo di essere anche noi il fanciullo eterno che nasce continuamente nelle tenebre, nel silenzio, nella lontananza da tutte le organizzazioni umane, nella semplicità, nella povertà più assoluta.  Io spero che Cristo, il Verbo di Dio, nasca veramente nella mia coscienza come nella vostra coscienza, in questo Natale.

Una grotta
Dove nasce il Figlio di Dio? Cristo nasce in una grotta, neppure in una casa, in una capanna, in una baracca costruita da mano d’uomo: nasce in una grotta, in un rifugio naturale, dove vanno gli animali per ripararsi dalle intemperie. Perché questo? Perché le opere di Dio non hanno niente a che fare con le opere dell’uomo. Fosse nato in una casa povera, Cristo sarebbe stato accolto con diffidenza dai ricchi. Fosse nato in una casa di ricchi, sarebbe stato accolto con diffidenza dai poveri. Cristo è di tutti. Per lui non ci sono le categorie costruite da noi uomini, ricchi e poveri, proletari e non proletari. E ancora cosa significa che il figlio di Dio nasca nel profondo della terra, in una grotta.  Cos’è la grotta? È la profondità della terra, è la profondità della coscienza dell’uomo, dove il Verbo di Dio discende. Che rivelazione meravigliosa è questa e quanta gioia ci deve dare! Quando leggiamo gli studi degli psicologi moderni, specialmente di certe scuole, la scuola freudiana ad esempio, rimaniamo sgomenti nel vedere quanti serpenti, quanti animali violenti sono nel nostro intimo, nel nostro inconscio. Ed è vero: in noi ci sono delle passioni innominabili, delle passioni sfrenate, delle passioni di violenza, di cupidigia, di avidità, di sensualità, che spesso si rivelano improvvisamente a noi, e rimaniamo stupiti di trovare in noi una fossa di serpenti. Il fatto che Cristo, la Parola di Dio, nasca nel profondo della grotta ci deve dare una grande speranza. Nella nostra grotta, nel nostro pozzo, non ci sono soltanto dei serpenti, delle tendenze spaventose che, quando si manifestano, ci riempiono di terrore; in noi c’è il Figlio di Dio, con la sua tenue luce che vuole illuminarci, che risplende sulle nostre tenebre, la cui bontà e grazia colpisce le teste di tutti gli animali che sono nel nostro essere, per ucciderli e trasformarli in elementi di vita.(…) Dobbiamo sentire la grotta non soltanto come spazio geografico, ma come spazio psicologico: in noi nasce il Figlio di Dio. Angelo Silesius, nel suo libro Il viandante cherubico, dice: «Inutilmente Cristo nasce in Betlemme se non nasce in te».  Siamo noi che dobbiamo diventare coscienti che nella nostra grotta c’è il bambino divino che vuole crescere, illuminarci, trasformarci, e deve nascere in noi. E in noi nasce quando riusciamo a fare silenzio, ad avvolgerci di tenebra

Fragile come un bambino
Come si rivela il Figlio di Dio nel momento della sua nascita? Se pensate ad altre manifestazioni del divino, contenute nell’Antico testamento, notate subito la differenza. Sul Monte Sinai Dio si rivela come il potente, tra folgori e tuoni e lo sgomento del popolo. A Betlemme rivela la sua onnipotenza nell’impotenza totale di un bambino che è bisognoso di tutto: di una culla, di braccia che lo accolgano, di mammelle che gli diano il latte, del calore, della protezione, della vigilanza più assoluta. Dio è l’inerme. Così si rivela a noi: è il fanciullo che nasce. Dobbiamo riuscire a togliere dalla nostra mente tutte le visioni e le figure con le quali spesso raffiguriamo il mistero divino: il re di tremenda maestà, il re onnipotente, padrone della vita e della morte. Quando si è rivelato, si è rivelato come impotente, perché la potenza di Dio è il rovescio di tutte le potenze degli uomini. È la potenza dell’amore, è la potenza del pane, è la potenza del fanciullo. (G.Vannucci)